Quante volte,
ciascuno di noi, l'avrà sentito ripetere o l'avrà ricordato ad altri? Eppure
spesso e volentieri non ce lo si ricorda abbastanza bene.
Siamo umani ed
una parte di noi è sempre soggetta a quella spinta agonistica che ci porta a
mirare ad una promozione sul posto di lavoro, a primeggiare in una gara, a
vincere un gioco. Quante volte, giocando ad un videogame di calcio vi sarete
sorpresi a pensare "quel fallo era da rigore!"? E' la nostra
competitività che emerge, per quanto siamo tutti consapevoli che l'arbitro non
ci può sentire e che il programma agisce seguendo logiche ben precise e
sicuramente non influenzabili o "di parte".
E questa stessa
spinta agonistica ci instrada lungo sentieri erti e scivolosi che spesso
sboccano in sonore arrabbiature. Che sia per una bocciatura ad un corso
piuttosto che una mancata ufficializzazione del clan (o la sua
deufficializzazione), un grimorio da riscrivere, una giocata finita come peggio
non si sarebbe immaginato o desiderato... le insidie sono tante e capita a
tutti di arrabbiarsi.
La differenza la
fa lo spirito con cui si affronta tale arrabbiatura, cosa che influisce anche
sulla durata e sull'intensità del "momento nero".
La spinta
agonistica insidia in ciascuno di noi un certo desiderio di vittoria, quella
molla che ci spinge a cercare di migliorarci: ci sprona a seguire un
addestramento bellico con l'intento di vincere un torneo; ci stimola a seguire
un corso per accrescere le nostre conoscenze, migliorare il gioco ed ambire a
promozioni in gilda o a vedersi riconoscere una tavola del sapere; ci porta a cercare
di radunare intorno a noi un gruppo di persone in possesso dei medesimi ideali
per fondare un nuovo clan... e di esempi ce ne sarebbero ancora molti altri.
Ma allora, se la
spinta agonistica è un bene per il gioco, dov'è l'eccesso? Nell'esasperare
questo naturale desiderio di vittoria, nel tentare di piegare le regole a
proprio uso e consumo, nel non riuscire ad accettare il principio secondo cui
tutti sbagliano ed ognuno di noi rientra in quel "tutti". E risiede
anche nel non saper accettare che le cose vadano in modo diverso da come si
desidererebbe.
Quante volte,
dopo una grande battaglia, si leggono nelle bacheche thread polemici a riguardo
od in cui si ricercano spiegazioni per qualcosa che è avvenuto? Quante volte,
parlando con i nostri conoscenti esprimiamo la nostra amarezza per qualcosa che
è successo? Quante volte se il giocatore con cui si stava duellando sbaglia
abbiamo davvero la serenità d'animo necessaria per parlarne apertamente e tranquillamente
piuttosto che aggredirci vicendevolmente o ricorrere ad una bella denuncia in
CRL?
E' qui che
dovrebbe entrare in ballo il nostro Spirito
Ludico, quella piccola e indifesa creaturina che abita in via "accanto
alla nostra coscienza" numero 2 e che dovrebbe costantemente ricordarci
che Lot è un gioco e che i giochi esistono allo scopo di divertire, non certo
di far arrabbiare qualcuno.
E' possibile che
l'altro giocatore sbagli nel proprio gioco commettendo azioni autoconclusive od
evitando attacchi logicamente inevitabili? Certo, è un essere umano. E'
possibile che il Fato sbagli una valutazione? Certamente, sono umani anche
loro.
Parlo di
"Spirito Ludico" ma con tale termine cosa intendo? La nostra capacità
di affrontare un gioco come Lot prendendolo come tale, usandolo per divertirci
e per far divertire gli altri, comprendendo che la gestione è proprietaria del
gioco e quindi ci sono scelte che può decidere di attuare e contro cui non
possiamo fare assolutamente nulla anche se non approviamo.
Se dessimo sempre
ascolto a questa piccola creaturina, probabilmente non ci sarebbe bisogno di
una struttura come la CRL che si occupi di districare corpose diatribe, non ci
sarebbero tanti thread polemici dopo le battaglie o dopo innovazioni e/o
provvedimenti che la gestione ritiene necessari per il bene della comunità,
tanti accordi in off verrebbero meno e tutto si potrebbe ricondurre al gioco,
ecc ecc...
Non è nulla di
complicato dopotutto, ma ognuno di noi dovrebbe far proprio un unico principio
tanto semplice quanto basilare: "giocare per divertirsi, divertirsi per
divertire".
Buon gioco
Rekar